Rabbit Inhabits the Moon

Sabato 19 ottobre 2024 apre al pubblico la mostra Rabbit Inhabits the Moon. L’arte di Nam June Paik allo specchio del tempo dedicata all’opera del grande artista coreano in dialogo con opere contemporanee e con una selezione di raffinati manufatti coreani provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.

In occasione del 140° anniversario dell’Accordo diplomatico tra Corea e Italia, il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino presenta la mostra Rabbit Inhabits the Moonin partnership con il Nam June Paik Art Center (Yongin, Corea) e con la Fondazione Bonotto (Colceresa, Italia), e con il supporto della Korea Foundation.

Il progetto espositivo è curato da Davide Quadrio, direttore del Museo, e Joanne Kim, critica e curatrice coreana, con Anna Musini e Francesca Filisetti. L’esposizione si avvale della consulenza curatoriale e scientifica di Manuela Moscatiello (Chargée d’étude, Maison de Victor Hugo di Parigi), Kyoo Lee (docente di filosofia, studi di genere e studi sulla giustizia, City University di New York) e Patrizio Peterlini (Direttore della Fondazione Bonotto).

Rabbit Inhabits the Moon intende stimolare un dialogo dinamico che riflette l’evoluzione del paesaggio culturale e artistico dei due Paesi, in particolare rileggendo l’eredità di Nam June Paik e la sua influenza sulle generazioni contemporanee. Nuove produzioni di artisti coreani e opere video e installazioni provenienti dalla collezione del Nam June Paik Art Center sono accostate a celebri opere di Paik – perlopiù in prestito dalla Fondazione Bonotto – e a preziosi manufatti tradizionali provenienti da prestigiose istituzioni, tra le quali il Musée Guimet – Musée national des Arts asiatiques, il Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone” di Genova e il Museo delle Civiltà di Roma.

La mostra

La mostra Rabbit Inhabits the Moon è costruita attorno alla figura di Nam June Paik (Seul, 1932 – Miami, 2006), artista centrale nel panorama culturale del XX e del XXI secolo e considerato uno dei pionieri della video arte. Con una formazione da pianista e musicologo, nelle sue opere Paik pone l’accento sul progresso tecnologico utilizzando un linguaggio contaminato che, agli aspetti legati ai mass media e ai riti di una società capitalistica e commerciale di tipo occidentale, unisce i principi rituali legati alla poesia, alla musica e alla tradizione culturale e sciamanica coreana.

Come si evince sin dal titolo, il topos letterario del coniglio sulla luna, che attraversa diverse culture dell’Estremo Oriente – Cina, Giappone, Corea – fino all’Asia centrale, all’Iran e alla Turchia, è il punto d’avvio da cui si diramano e convivono in maniera organica gli altri nuclei tematici. Ispirato all’omonima installazione di Paik del 1996 – in cui il coniglio della leggenda diventa una scultura lignea che osserva l’immagine della luna all’interno dello schermo di un televisore – nella mostra realtà e immaginazione, tradizione e tecnologia si incontrano, si ripetono e si specchiano, in una sintesi ideale di contenuti che, con un complesso gioco di rimandi e riletture, affiorano nel percorso espositivo.

Anche l’allestimento, accurato e immersivo, evidenzia la convivenza di simboli, tecniche, materiali e manifatture afferenti a epoche e ambiti geografici differenti, creando un itinerario privo di coordinate cronologiche fisse dove, come in una tessitura, i temi si muovono paralleli, si intersecano e riemergono ciclicamente.

Elementi tradizionali e rituali della cultura coreana si rivelano attraverso il dialogo tra antico e contemporaneo e un approfondimento, a cura di Kyoo Lee, è dedicato all’esplorazione dello sciamanesimo proprio in relazione alla figura di Nam June Paik.

Centrale all’interno del progetto è inoltre l’elemento sonoro, musicale e performativo, che compare nelle forme più diverse sia nelle opere di Paik, legate in particolare alla sua partecipazione al movimento Fluxus e al sodalizio duraturo instaurato con la violoncellista Charlotte Moorman, sia nelle rielaborazioni proposte dagli artisti contemporanei. Specificatamente commissionata dal MAO per la mostra è la composizione Sounds Heard from the Moon. Part 2 (2024) di Park Jiha che nella sua ricerca utilizza strumenti tradizionali coreani, tra cui piri (flauto di bambù a doppia canna), Saenghwang (organo a bocca in bambù) e Yanggeum (dulcimer martellato), con un approccio minimalista caratterizzato da ripetizione, variazione e processualità.

L’installazione Nocturne No. 20 / Counterpoint (2013-2020) Ahn Kyuchul, che propone una rivisitazione della musica di Chopin, è completata da una performance in cui gli 89 martelletti del pianoforte saranno gradualmente rimossi a ogni esecuzione dal pianista, portando alla graduale scomparsa del suono.

Durante la mostra e per l’inaugurazione la performance sarà attivata grazie alla collaborazione con la pianista Gloria Campaner e con la sponsorizzazione tecnica di Piatino pianoforti.

Artisti in Mostra

In dialogo con le opere di Nam June Paik sono presenti in mostra gli artisti: Jesse Chun, Ahn Kyuchul, eobchae × Ryu Sungsil, Sunmin Park, Shiu Jin, Park Jiha, Kwon Dae-sup. Una sala consultazione curata dall’architetta Kun Min Kim sarà allestita con pubblicazioni, libri d’artista e video di approfondimento dedicati alle ricerche di ciascun artista in un’area del Museo adiacente alla mostra.

PROGRAMMA

Come sempre accade nei progetti espositivi del MAO, anche Rabbit Inhabits the Moon è concepita come un organismo vivo e, per tutta la sua durata, presenta un ricco programma musicale e performativo, a cura di Chiara Lee e freddie Murphy, che coinvolge artisti coreani e italiani, noti per la loro capacità di fondere forme d’arte tradizionale e contemporanea, tra cui Angela Ceo, Francesca HeartHaepaary e Diana Lola Posani.

In occasione dell’inaugurazione, il 18 ottobre il MAO, in collaborazione con il Mercato Centrale, presenta la performance del gruppo coreano GOOSEUNG, per la prima volta in Italia. A partire dalle ore 18:30 gli artisti interverranno in mostra con alcune incursioni performative che proseguiranno in una processione verso il Mercato Centrale dove eseguiranno la forma musicale tradizionale conosciuta come Samul nori. Durante i mesi di apertura, l’artista Giorgia Fincato interverrà con un’azione partecipativa in mostra, focalizzata sul disegno e sulla pratica gestuale che ne deriva, attivando una collaborazione con il Dipartimento Educativo del Museo.

Il Catalogo

Il progetto espositivo è accompagnato da un catalogo in italiano e in inglese edito da Silvana Editoriale. La pubblicazione include saggi inediti a cura di Davide Quadrio, Joanne Kim, Manuela Moscatiello, Kyoo Lee, Patrizio Peterlini, Anna Musini che propongono approfondimenti sui temi della mostra, sul rapporto tra cultura italiana e coreana e sul patrimonio di Nam June Paik. Ampio spazio è riservato agli artisti contemporanei.

Intervento di restauro, studio e conservazione

In occasione della mostra il MAO Museo d’Arte Orientale con la Fondazione Centro di Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e con il supporto di Unione Buddhista Italiana si impegna nell’intervento di restauro conservativo dell’opera Avalokitesvara Watermoon,concessa in prestito dal Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova. Alcuni interventi conservativi saranno effettuati prima dell’esposizione, mentre al termine della stessa l’intervento di restauro prevedrà la rimozione dal montaggio all’occidentale e la sua restituzione alla forma originaria.

Infine, il MAO è lieto di segnalare che, grazie alla collaborazione con Frescobaldi, una delle più importanti cantine italiane in Toscana che promuove l’arte contemporanea attraverso commissioni site-specific, Sunmin Park è stata invitata come artista in residenza per il 2024-25.

Parte dell’opera che ne deriverà sarà presentata nel 2025 anche presso gli spazi del MAO.

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