Un’attrice ispirata
Si definisce un’attrice di cinema. Nell’ultimo film in cui ha partecipato, “Milarepa” di Louis Nero – ispirato all’omonimo personaggio storico – si ritrova nella straordinaria Sardegna, in post-produzione a fianco di Harvey Keitel vivendo “l’esperienza attoriale più catartica della sua vita”. Tra poco sarà in tour di “Beata Beatrix” un cortometraggio sulla storia d’amore tra i Preraffaelliti Lizzie Siddal e Dante Gabriel Rossetti di cui è Regista e protagonista.
Quotidianamente lavora mettendo la sua esperienza attoriale a servizio dell’arte curativa: con un percorso personale di indagine di sé tra recitazione e cinema e con un corso annuale per ragazzi dai 10 ai 14 anni che partirà nel mese di ottobre a Torino. “Tutto ciò che ai miei occhi appare pieno di vita e autenticità. Ciò che, nel rispetto e la cura del mondo che lo circonda, è in movimento, cambiamento, crescita”. E’ con queste parole che ci accoglie con il suo viso dolce, simpatico e pieno di colori.
È da bambina che sogna di far l’attrice, anche se oggi ogni giorno si chiede di rinnovare la decisione di esserlo. “È da tempo che mi si è mostrato un lato molto profondo dell’essere attore”. La sua capacità di trasformare l’idea in azione, l’invisibile in manifesto, l’invito a raggiungere il centro della propria anima e a sognare e creare intorno a sé la realtà che più si desidera, sono i parametri su cui conserva la sua centratura, i suoi obiettivi. Si tratta di un lavoro che chiama al cambiamento, alla trasformazione, sia di chi lo fa in prima persona che di chi assiste alla performance e può, da essa, trarre ispirazione. “Ho avuto la grande fortuna e intuizione di seguire maestri che mi hanno fatto comprendere il potenziale e la forza di questo mestiere. Un mestiere che consiglio a tutti di provare almeno una volta nella vita perché estremamente curativo e rivelatore”.
Ma il cinema è arte, e come tutte le arti ha la capacità di mostrare l’invisibile e le sue infinite possibilità. Questo può essere un’importante fonte di ispirazione per tutti coloro che desiderano mettersi in gioco e indagare il mondo. Oggi stiamo vivendo un momento storico molto particolare in cui l’eccessivo flusso di informazioni a cui possiamo accedere ci fa credere di conoscere tutto e ci priva dell’idea di “mistero”, l’unica posizione secondo me da cui si può accedere alla felicità. E il cinema che è arte affronta proprio questo: il mistero. Ad esempio il digitale, le piattaforme, i social e ora l’intelligenza artificiale stanno mettendo in grande crisi il cinema. Un cambiamento storico e profondissimo. La fruizione e la produzione dell’audiovisivo stanno cambiando forma, molto velocemente, e altrettanto velocemente, di conseguenza, stanno cambiando la professione e la percezione dell’attore. “Quello che a un primo sguardo può sembrare un cambiamento negativo in realtà cela qualcosa di molto interessante” ci dice. “Nell’ultimo secolo abbiamo iniziato a vedere gli attori hollywoodiani come “star” mentre, secondo me, chiunque contatti il potere più intrinseco e trasformativo del mestiere può essere una “stella”. Il potenziale universalmente iniziatico del mestiere dell’attore può trasformare chiunque… per fargli comprendere successivamente che il set o palco più importante è quello della vita, in cui ogni giorno possiamo relazionarci con le nostre emozioni, “giocare” a cambiarle e indirizzare il nostro agire là dove più desideriamo” mentre i suoi occhi blu ci fanno navigare in un mare troppo grande.