Non c’è partita. Mezzo secolo dopo quell’autunno del 1974 in cui fu battuto il primo ciak di Fantozzi, che portò sul grande schermo il personaggio che aveva preso corpo nel 1971 in un romanzo di Paolo Villaggio, il XXI secolo è stato già sonoramente sconfitto dal ragioniere sul campetto da calcio di periferia. Senza nemmeno il gol della bandiera. “Portiere!”. Il secolo in corso poteva solo sperare nell’autogol. Ma non è arrivato nemmeno quello. L’inatteso retropassaggio di Fantozzi per disimpegnare la sua squadra dalla pressione avversaria, questa volta ha trovato alle spalle un atleta sveglio e attentissimo che, dopo aver acchiappato il pallone con una presa ferrea, lo ha rilanciato all’istante a mezz’aria per buttarlo con un calcione nella metà campo opposta. Dagli spalti la folla ne ha immortalato la traiettoria con una ola di smartphone, per poi postare innumerevoli foto della traiettoria sui social network.
Magra consolazione. La maschera anni Settanta del piccolo borghese che affronta le spassose tragedie di un uomo ridicolo, senza vie di fuga tra una classe dominante che lo stritola e di cui non farà mai parte, e una classe dominata da cui crede ingenuamente di essere distinto grazia a una scrivania impiegatizia e a un tv color che gli regala il mezzo brivido di uno striptease notturno, compreso quello di pretenderlo integrale da qualche monsignore, nonostante un simile trionfo di inattesa perversione vive oggi il suo riscatto. Quella di Fantozzi è comunque una vita di certezze: una moglie e una figlia che, per sua disgrazia, non lo abbandonano mai e uno stipendio modesto ma sicuro a fine mese.
Fantozzi è un privilegiato che non sa cosa siano la disoccupazione e il precariato. Ma la sua è una vita di certezze anche nel regno dei sensi: i suoi sogni erotici sono molto concreti, la signorina Silvani è la signorina Silvani, non può essere Calboni che si finge lei sui social network o via mail. Calboni potrebbe al massimo afferrare la cornetta del telefono (rigorosamente fisso) e provare a imitare una voce femminile con qualche propensione alla lussuria, contribuendo all’ennesimo trionfo del ragioniere, forte della batosta che gli toccò in sorte quando egli stesso si diede all’esperimento in apparenza più agevole di storpiare una voce maschile: “Calboni…è lei?”.
E come non riconoscere che Fantozzi è stato anche il primo toyboy ufficiale della storia d’Italia, quando ancora nemmeno si conosceva il termine? Al grido politicamente scorretto di “Prendo la vecchia!”, il ragioniere scopre infatti che la vecchia ribalta al volo la situazione, annunciando al mondo intero di aver trovato con lui la relazione ideale, per quanto sia nata dopo un tentativo di sequestro. Si dice sempre che il tempo sia galantuomo e per Fantozzi lo è stato più che per chiunque altro. Una maschera con cui dopo cinquant’anni l’Italia può ancora confrontarsi tra il serio e il faceto per comprendere come oggi Fantozzi passi spesso le giornate da solo di fronte a uno smartphone.